“Carta vince carta perde” di Marco Zanier

Marco Zanier foto

Vi è mai capitato di vedere quei banchetti ai mercatini con uno che da’ le carte, le gira velocemente e vi chiede di partecipare? Il gioco delle 3 carte appunto. In cui chi aspetta di giocare sono i compari sotto falso nome e il giocatore con tre carte in mano è un abilissimo prestigiatore. Mia madre mi diceva di non fermarmi mai a quei banchetti perché avrei perso sicuramente, perché erano già tutti d’accordo in partenza.

Mio padre una volta a Porta Portese mi diede un ceffone perché avevo rallentato il passo per fermarmi a guardare, ed aveva davvero ragione. Mai fermarsi a guardare un gioco in cui le regole non sono chiare, amici miei. Mai partecipare ad un Congresso di partito in cui colui che ha dato le carte fino ad un minuto prima fa finta di essere uno spettatore per lasciarvi partecipare e puntare allegramente.

Può capitare di perdere la testa troppo facilmente per poi ritrovarsi fregati, come nel gioco delle 3 carte. O come in questo nuovo vecchio nuovo, pardon vecchio PSI, in cui come d’incanto lo spettatore Nencini è tornato giocatore ed ha incastrato gli sprovveduti di turno che ancora credevano che senza lottare davvero all’interno le cose si sarebbero messe a posto da sole. Che avremmo avuto di nuovo un partito degno di questo nome ed un programma degno della tradizione socialista. Non può essere così semplice cari compagni, non può essere così scontato. Ed infatti non lo è.

I grandi oppositori di Nencini sono stati messi a tacere con un trucco, la corrente interna maggiormente rappresentativa è stata messa da parte e non ammessa di fatto al Congresso, e carta vince carta perde, eccolo lì di nuovo, fresco a agguerrito come prima: Riccardo Nencini nelle vesti di presidente del “rinnovato” PSI. Colui che ha votato il Jobs Act, tradendo la storia socialista, occultato il simbolo del PSI in ogni sacrosanta elezione e ignorato ogni parere discordante che venisse dalla base degli iscritti. “Venghino venghino signori e signore il vostro nuovo partito vecchio è servito”.

Marco Zanier.


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